Quando abbiamo deciso di aprire il GreenClub uno dei primissimi argomenti che avevo in mente di trattare era quello delle conseguenze sull'ambiente dell'utilizzo massiccio dell'energia eolica.
Recentemente sul blog della Edison ho appreso la notizia che il Segretario di Stato per le Attività Economiche del Regno Unito, John Hutton, ha annunciato un piano per la costruzione di 7000 turbine eoliche sulle coste britanniche, per una potenza elettrica complessiva di 33GW. Ho colto subito l'occasione per scrivere le mie considerazioni in un commento a quell'articolo, e dato che volevo parlarne anche qui riporto di seguito quelle considerazioni.
Ma questo segretario si sarà chiesto se le sue 7000 turbine eoliche avranno degli effetti negativi sul clima? La questione dell’impatto che possono avere sul clima le energie “alternative” è spesso ignorato, a causa di una diffusa leggerezza con cui questi temi vengono affrontati oggi da tutti. In realtà qualsiasi processo di trasformazione energetica che coinvolga potenze elevate genera dei cambiamenti nello stato dell’ambiente (se non altro da un punto di vista termofluidodinamico). Ne sono un esempio la diga delle tre gole in Cina (18 GW) o per certi aspetti la nostra diga del Vajont. Il concetto è che quando le energie in gioco sono molto elevate la distinzione tra energia rinnovabile ed energia non rinnovabile non è sufficiente ad assicurare l’eco-compatibilità di un progetto: non dobbiamo certo preoccuparci delle conseguenze ambientali derivate dall’installazione di un piccolo generatore eolico domestico, così come non ha senso preoccuparci eccessivamente per l’inquinamento prodotto da una singola caldaia familiare a metano. Le cose cambiano, in entrambi i casi, quando le potenze sono elevate.
Così quando si parla di “produrre” 33 GW di potenza elettrica con centrali eoliche in realtà dovremmo ricordare che quei 33GW vengono sottratti all’energia, e quindi alla velocità, del vento. Se, paradossalmente, sottraessimo al vento tutta la sua energia avremmo un mondo in cui la circolazione atmosferica è nulla. Questo avrebbe evidentemente delle conseguenze molto importanti sul clima della terra. Ora è chiaro che 33GW non sono sufficienti a fermare il vento, perché le portate delle correnti atmosferiche coinvolgono energie di ordini di grandezza maggiori. Tuttavia quando si parla di clima, e quindi anche di fluidodinamica, non si può ragionare esclusivamente in termini di ordini di grandezza energetici. Infatti la natura non lineare delle equazioni della fluidodinamica (che descrivono anche la circolazione atmosferica) ci dice che anche variazioni di ordini di grandezza “modesti” delle variabili fluidodinamiche in gioco possono generare variazioni consistenti nei fenomeni fluidodinamici osservati (questo è il concetto alla base del “paradosso della farfalla” usato per dare un’idea di cosa sia la teoria del caos: una farfalla che sbatte le ali in Nuova Zelanda potrebbe generare un tornado in Europa). Questo non significa necessariamente che le centrali eoliche britanniche avranno effetti sconvolgenti sul clima; credo semplicemente che sia ragionevole affrontare un piano di questo tipo con un approccio tecnico-scientifico, senza farsi prendere né da facili entusiasmi dovuti alla moda ambientalista del periodo né da un atteggiamento conservatore che impedirebbe lo sviluppo (che reputo necessario e fondamentale per il futuro del pianeta) delle energie rinnovabili. La domanda ragionevole è chiederci se e che tipo di influenza possano avere 7000 turbine disposte lungo la costa della Gran Bretagna sulle correnti atmosferiche di tutta l’Europa.