Mi sono deciso a scrivere qualcosa quando ho sentito che una delle risposte del mondo politico è stata "ci vogliono più controlli da parte dello stato". Questa è una risposta inadeguata, molto semplice. Una classica risposta da dare subito, in modo da dare un contentino a tutti; una risposta che se attuata può essere realizzata nel breve termine, che è la prospettiva preferita dalla maggior parte della classe dirigente (non solo politica, in tutti i campi).
Sicuramente se ci fossero stati dei controlli qualche giorno prima in quell'acciaieria probabilmente si sarebbe potuto evitare quel disastroso incidente: quindi in effetti dire di aumentare i controlli da' l'illusione che questo sia uno strumento efficace nella prevenzione degli incidenti sul lavoro. Semplice.
Purtroppo le cose non sono così semplici, ed in realtà la necessità di affidare la sicurezza del lavoro a controlli ed ispezioni è un allarmante sintomo di una sicurezza che manca. Se ci fosse una sicurezza intrinseca nelle acciaierie e negli altri posti di lavoro i controlli sarebbero completamente inutili.
Certo i controlli ci vogliono, perché effettivamente dobbiamo constatare (spesso, e non solo grazie a quest'ultimo incidente) che esiste una grande lacuna in Italia in fatto di sicurezza sul lavoro. Quindi, nel breve termine, aumentare le ispezioni ed i controlli è una necessità, che serve a far fronte ad una situazione sbagliata, ad una sicurezza che non c'è.
Ma la risposta politica del paese non può essere questa, ed in realtà darla non compito esclusivo del governo . Sono le aziende, il mondo del lavoro e dei sindacati, la società civile, che devono rispondere con convinzione e determinazione a questa emergenza. E la risposta deve essere di tipo culturale, perché solamente quando esisterà una diffusa, capillare e profonda coscienza delle procedure che rendono "sicura" una qualsiasi attività allora potremmo dire che ci sarà realmente sicurezza sul lavoro. E' necessario che, rimanendo in ambito aziendale, ogni figura, dal presidente fino all'operaio appena assunto, sia cosciente e informato di tutti i pericoli connessi con la propria attività e di quali siano le tecniche e le procedure corrette per rendere quel lavoro sicuro. Quando tutti, all'interno di una azienda, lavorando operando coscientemente in modo sicuro allora c'è una effettiva possibilità di rendere il lavoro sostanzialmente ed intrinsecamente sicuro.
La risposta, ancora una volta, deve essere quella della formazione.
Noi siamo disponibili ad aprire una discussione sulla sicurezza del lavoro con chiunque sia a sua volta disponibile : istituzioni, sindacati, associazioni, imprese. Nazionali o comunali.
Fortunatamente qualche politico si è reso conto che "aumentiamo i controlli" è una risposta un po' troppo sbrigativa, sono contento infatti di sentire il Ministro Livia Turco che dice :
"Le aziende devono fare la loro parte non è più accettabile vedere situazioni come quella che abbiamo visto adesso e sentire raccontare le tragedie ascoltate. E' una grande battaglia culturale in cui ciascuno deve fare la sua parte, non basta la legge, non bastano il sindacato, le regioni, gli enti locali. E' un problema di priorità e di sensibilità rispetto ad un grande valore. Le aziende devono fare la loro parte, sicurezza e tutela del lavoro non sono in contrasto con la produttività e con la competitività"
Nel frattempo, dato che questa cultura è ancora così poco diffusa, benvengano i maggiori controlli.
http://www.ministerosalute.it/dettaglio/phPrimoPianoProva.jsp?id=13